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il sapore delle caldarroste…

 

f2d827f8192c2064d0023cbec95acd6a.jpg“..mentre ormai le foglie cambiano colore, 
al mio paese ,che ancora non sai ,
l’autunno odora di caldarroste 
e il cielo è così…celeste “ Laura Pausini (celeste)

 

 

 

È il frutto di novembre, per me, la castagna. Quello dei  lunghi dopo cena dove ci ritrova tutti in famiglia a mangiare castagne arrostite sul fuoco in compagnia di un onesto bicchiere di  vino novello. Non vado matta per questo frutto, nonostante sono conscia delle sue innumerevoli virtù salutari e delle golose ricette a cui si presta. Per me è più che altro un frutto contemplativo, mi piace la sua forma e il suo colore, e ogni autunno riempio la casa di “ castagna matte” (quelle non commestibili che trovo lungo le stradine di campagna segnate da cumuli di foglie dipinte) per adornarne la cucina e il mio piccolo salone d’ ingresso.

Poi la castagna è il frutto del ricordo, quello delle lunghe  invernate della mia infanzia. A novembre mio padre si è sempre procurato sacchi pieni zeppe di caldarroste che con entusiasmo e passione faceva cuocere direttamente sul piano rovente della vecchia stufa a legna (che ancora resiste incurante del tempo che passa,  credetemi!) senza aver bisogno di pretenziose padelle. Tirava fuori dalla tasca il suo piccolo coltellino con cui indistintamente sbucciava la mela dopo cena o che usava per cogliere i funghi nel bosco sempre a seguito di una pioggia. Praticava il classico taglietto su ogni castagna e poi via a scaldarsi la faccia fino a diventare tutto rubicondo sulle guance e, in cucina,tra un’impalpabile  nebbia di calore e di fumo, cominciava la festa:  si diffondeva in un battito d’ali,  il profumo intenso e “pastoso” delle caldarroste, bruciacchiate fuori e morbidissime al loro interno. Ne mangiavo pochissime , il bello per me era vedere mio padre cucinarle, intento a non scottarle troppo. Io e Anna, in qualità di piccole aiutanti, avevamo il compito di raccogliere quelle che non venivano mangiate subito per metterle all’interno dei sacchetti di carta, quelli usati per il pane, per le serate successive.  Oggi non vivo più nella mia  casa natale ma sono certa che papà continua a prepararle ogni novembre, perché se conosco una persona più attaccata ai riti e alle consuetudini di me, è proprio Lui.♥

Cosa sarebbe una castagna senza un dolce ricordo? Solo un frutto? No, per come sono fatta io… non mi basta. ..

E con questa nota nostalgica, tipica di novembre, vi auguro una serena domenica autunnale ^_^

Daniela

Foto pinterest

36 pensieri riguardo “il sapore delle caldarroste…

  1. Penso che non ci sia nulla di più esaltante, per me, del profumo delle caldarroste sul fuoco.
    Non riesco a resistere! (ah, e le mangio poi anche…)
    Ricordo che alcuni anni fa durante l’inverno andai a Roma e riuscivo a sentire in lontananza il profumo dei simil-chioschetti che preparavano le caldarroste, magia assoluta…

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  2. Grazie per questi tuoi ricordi, Daniela…. Sono d’accordo; la castagna è un frutto contemplativo. Ricordo le mie nonne, che le facevano, credo, nella padella. O, forse, la nonna materna anche sulla stufa, non lo so, sono passati troppi anni… e nel frattempo loro sono passate a miglior vita… Talvolta ci piaceva, e ci piace ancora, usare la farina di castagne per fare il castagnaccio. Ma, certo, non è la stessa cosa che mangiare una caldarrosta, ed immancabilmente scottarsi la lingua. E’ un po’ che non mangio le castagne, ma prima dela fine della stagione, voglio approfittarne e gustarne con un buon bicchiere di vino. Grazie, daniela… ❤

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    1. carissimo luca che bello che anche a te la castagna rimanda ai ricordi d infanzia..il castagnaccio la nonna l avrà fatto solo una volta in casa mia perchè non era tra i dolci piu gettonati ma sono certa sarebbe stato buonissimo..
      ti auguro un piacevole pomeriggio domenicale..qui piove:(

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      1. grazie daniela, buon pomeriggio anche a te 🙂 anche qui piove, infatti oggi pomeriggio me ne resto a casa, magari in compagnia del libro che vorrei finire al più presto. 🙂
        un bacio grande ❤

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  3. Anche il mio papà’ sbucciava la mela dopo cena è una fetta era per me! Le castagne… Le raccoglievamo nei boschi, lui le metteva ad asciugare al sole su tela di iuta…oggi Frank ogni autunn le acquista per me, e quest’ anno ha comperato un’ apposita pentola per cucinarle, non è come sulla stufa a legna…. Ma il rito delle castagne scandisce le giornate di novembre grazie Daniela per questo post dolcissimo!

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  4. La castagna, ma più precisamente il marron glacè, è il frutto preferito di mia zia (ma lo posso dire per il glacè?) Ne va ghiotta, ne mangerebbe fino a star male! Infatti ogni volta che sono da lei in questo periodo, le castagne non possono mai mancare, te ne fa mangiare in quantità così elevate che non vedi l’ora di fuggire e non mangiarne più ahahah
    Comunque mi hai ispirata per il mio articolo delle 10 cose! Grazie!

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  5. Bellissimo post! Le caldarroste evocano in me tanti, troppi ricordi! Sai che proprio ieri ho preparato un secondo piatto con le caldarroste? La stagione è quella giusta ed è sempre bello godersele nel tepore della propria casetta o mentre si passeggia per strada. Da piccola il consueto giro in centro terminava spesso con l’acquisto un cartoccio di castagne… Come sempre le tue foto sono bellissime ed evocative. Grazie Daniela per i tuoi post. Mi fanno sempre sognare ad occhi aperti! Buona serata.

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  6. Questi ricordi sono felici non nostalgici, perchè vissuti in ogni loro attimo. Neanche a me fa impazzire la castagna, comunque meglio la farina per dei dolci o qualche caldarrosta che marron glassè! Sai cosa ho letto in un libro di tradizioni popolari? Da molti anni tengo due castagne(regali di Beta-figlio e di Beta-figlia) nella tasca del grembiule…toccandole ogni giorno scaccio via i malanni! Buona settimana!

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