La fantasia è un posto dove ci piove dentro.
(Italo Calvino)
Bentornate/i amiche/ci,
rieccomi con altri piccoli “morsi” del mio libro RITROVARSI TRA SPIGHE E CONCHIGLIE….
Come sempre per arricchire la narrazione mi sono servita di alcune immagini trovate su pinterest e sul web in per aiutarmi e aiutarvi a dar un corpo e una forma alla storia e ai miei personaggi anche se poi sarà sempre l’immaginazione di ogni lettore a dare un volto personale ai protagonisti…
ecco di seguito un estratto del capitolo 6 .
….“ Parigi quel pomeriggio in rue Coquillière era irrigata di pioggia ed era difficile e forse un po’ curioso studiare i volti di chi si nascondeva sotto gli ombrelli fradici e colorati. Monica dopo la lezione incentrata sui dolci regionali francesi aveva deciso di ascoltare le sue insegnanti del corso e recarsi presso Eric Dehillerin, il sacro fuoco della grande gastronomia, trovando finalmente il famoso stampo per il gateau battu della Piccardia sopra un bancone in stile olandese.
Avrebbe comprato di tutto, in realtà, ma la mug con la stampa delle ninfee di Monet, dove mettere i pastelli dei bambini, l’avrebbe trovata a meno soldi nella bancarelle dei mercatini delle pulci, dove qualche giorno prima aveva preso per pochi euro, un’edizione in perfetto stato, del “Voyage au centre de la Terre” con le illustrazioni di Pierre Dehay per i suoi ragazzi.
Parigi quando piove si trasforma in un quadro surreale e fantasioso dove gli ombrelli dei passanti, colorati, piccoli e grandi, di corsa si scontrano o si accarezzano appena e, guardandoli dall’alto delle torri svettanti in pieno cielo, assomigliano a tanti variopinti e scombussolati cuscini tondeggianti dispersi ovunque.
Ben lontano è oggi questo scenario da come immaginava tanti anni fa Caillebotte in una sua tela Parigi in un giorno piovoso, dove gli ombrelli sono di un grigio statico e monocromo e la gente passeggia indisturbata e quiete.
Stava per pulirsi i tacchi sporchi di foglie inzuppate prima di salire sul metrò quando un grosso ombrello nero di seppia sfiorò il suo rosa fragola facendole perdere quasi l’equilibrio.
Il tempo di voltarsi a svelare il volto dello sbadato e un raggio di sole la colpì in pieno viso in un giorno piovoso. Era il sorriso di un ragazzo dal gusto mediterraneo, dai tratti quasi latini e gli occhi verdi.
“No, ancora tu? Ma allora è un vizio? Che ci fai tu qui?”
Nico stavolta evitò che Monica precipitasse a terra sorreggendola per i fianchi, premendo dolcemente la mano sopra il corto giubbino in piuma d’oca, scivoloso e bagnato di pioggia. “Che bello ritrovarti, finalmente… Passavo di qua per una commissione per mia nonna poi ti ho vista… La tua camminata non passa inosservata….Sono qui per te…Avrei potuto cercare mille scuse, mille modi per avvicinarti ma questo sono io: mi sei piaciuta la prima e unica volta che ti ho vista, lungo quella lastra ghiacciata, una nuvola di lana con due occhi di bambina impaurita e dolcissima. Credo nel destino e so che l’averti incontrata deve per forza avere un senso…” …..
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Vi ricordo nel caso foste interessati all’intero romanzo,che
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buona lettura
Daniela
Io lo leggerò…bravissima e complimenti per la frase di Calvino:-) Baci da Lady Or
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buon martedi carissima…
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Ma gurada che sorpresa: lo leggerò senz’altro.
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grazie gabriella…poi alla fine magari mi dici che ne pensi:)
buona serata
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Naturalmente, Dani ! Ti darò la mia sincera opinione da accanita lettrice quale sono 🙂
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